mercoledì 19 novembre 2014

Risorse Umane: miti da sfatare ed opportunità da cogliere.

Ieri sera (18/11/20014), da Lilli Gruber, in Otto e Mezzo, su LA 7, ho assistito ad uno dei tanti dibattiti di cui siamo pazienti spettatori; durante la trasmissione, la professoressa Mariana Mazzucato rimproverava al consigliere economico del Governo Renzi, Yoram Gutgeld,  il fatto che, al di là di eventuali sgravi fiscali previsti dalla legge di stabilità, lo Stato Italiano non promuove investimenti e, soprattutto, non fa nulla per aumentare la produttività delle aziende.

La ricetta che lasciava sottintendere la professoressa Mazzucato era un ritorno alla teoria keynesiana, sostenendo, in primis, gli investimenti pubblici e, in secundis, quelli privati per ridare fiato all'economia per utilizzare l'effetto moltiplicatore e, al tempo stesso, recuperare produttività.

Non ho le competenze per avventurarmi nell'analisi di questi temi, salvo dover ricordare, a me stesso prima che agli altri, che il grosso problema dell'Italia è rappresentato da uno stock di Debito Pubblico che politiche keynesiane spinte porterebbero, necessariamente, ad aumentare.

Però, una riflessione mi è sorta spontanea e, da qui, la mia idea di scrivere alcuni post per svilupparla meglio; sicuramente uno dei problemi più pesanti che vivono le imprese in Italia è rappresentato dall'alto costo del lavoro (coniugato con bassi livelli salariali, insomma, un vero capolavoro!) ed una bassa produttività del lavoro stesso.

A questo punto, però, le aziende possono aumentare questa produttività in vari modi, alcuni più costosi di altri, specie se, come è logico, puntano ad aumentarla facendo investimenti in macchine più performanti, acquisti per i quali, oggi, esistono strumenti agevolativi, anche se non sono molti, come la nuova Legge Sabatini.

Però, probabilmente, riuscirebbero a migliorare la propria produttività ed a diminuire  il costo del lavoro e, in generale, della struttura aziendale se decidessero di utilizzare meglio le risorse a loro disposizione, proprio a partire dalla Gestione delle Risorse Umane, che non devono essere più viste come un costo ma come fattore determinante del successo aziendale.

Immagine di Andrew Carnegie 
Per questo ho messo la foto di Andrew Carnegie, perché penso che una delle sue frasi più celebri sia, in questo senso, estremamente illuminante:
" Portatemi via la mia gente e lasciatemi le aziende vuote e presto l'erba crescerà sul pavimento dei reparti. Portatemi via le aziende e lasciatemi le persone con cui lavoro e presto avrò aziende migliori di prima.”


In attesa del varo definitivo del Jobs Act, le aziende hanno, già oggi, a propria disposizione alcuni strumenti molto utili ma poco utilizzati, perché poco conosciuti, a partire dal Contratto Aziendale di secondo livello, che può consentire di rimuovere, già a legislazione vigente, molte rigidità e, al tempo stesso, attuare politiche di modellazione di nuovi rapporti di lavoro che possono meglio soddisfare sia i lavoratori che l'azienda.

Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità offerta di usufruire della Defiscalizzazione, per i lavoratori, di alcuni strumenti contrattuali, come, ad esempio, i premi di risultato, ma anche la possibilità di usufruire, lavoratori ed aziende, di una decontribuzione anche in ottica di miglioramento organizzativo volto alla flessibilità ed intercambiabilità del lavoro (ad esempio definendo le Skills matrix ed i piani di formazioni relativi).

In pratica, le aziende che decidessero di rendere sistematico un percorso di formazione del proprio personale per prepararlo ad operare in ottica di Lean Production, oltre ad usufruire dei vantaggi che questo tipo di organizzazione porta, potrebbero vedere ridotto il costo del lavoro proprio in virtù delle norme che prevedono decontribuzione e defiscalizzazione.

Ovviamente il tutto sancito da un accordo aziendale stipulato con i sindacati.

Concludo riepilogando, brevemente, alcune dellle opportunità, anche finanziarie, a disposizione delle aziende per attività tese all'ottimizzazione della gestione delle proprie Risorse Umane e che, ancora oggi, sono poco diffuse ed utilizzate:

1) Utilizzo dei Fondi Interprofessionali (ad esempio Fondimpresa o Fondirigenti) per formare i propri dipendenti, ad esempio nel caso di introduzione, in azienda, di nuovi strumenti informatici che richiedono, molte volte, un periodo di formazione per l'utulizzo (sistemi di cash management, CRM, Business Intelligence etc.).

2) Personale dedicato alla R&S: possibilità di detrarre questi oneri dall'IRAP e credito d'imposta per il personale qualificato assunto a tempo indeterminato per attività di R&S.

3) Detassazione per il dipendente e Decontribuzione per l'azienda ed il dipendente della parte di salario variabile identificato come Premio di Risultato ma anche per l'impostazione di sistemi di formazione continua volti a rendere sempre più flessibili i lavoratori nell'ambito organizzativo.

4) Riduzione dei Premi INAIL per le aziende che operano piani di formazione e prevenzione degli infortuni, sia con investimenti in macchine sia con l'introduzione di sistemi organizzaztivi idonei.

Per quanto riguarda, poi, la stipula degli Accordi Aziendali di secondo livello, sarà possibile, grazie a questi accordi, definire meglio politiche aziendali, impostare regolamenti e procedure che consentano di rendere flessibile il lavoro, migliorando, al tempo stesso il clima aziendale, con inevitabili ricadute positive anche in termini produttivi.

Nei prossimi post cercherò di analizzare ed approfondire questi argomenti, aperto a tutti i contributi che verranno da lettori o che si potranno trovare in rete.


 


 

giovedì 9 gennaio 2014

JOB ACT: IL LAVORO SECONDO MATTEO RENZI






                                 JOB ACT: OPPORTUNITA' DI DISCUSSIONE

Possiamo essere d'accordo o meno con l'attivismo di Matteo Renzi, però dobbiamo ringraziarlo per aver riportato il dibattito politico ad un livello molto più accettabile, non si parla più di Bunga Bunga, Ruby ed Olgettine varie né di scontrini e rendiconto online, ma, finalmente, di questioni concrete e pratiche.

Oltre alla questione, comunque essenziale, della Riforma Elettorale, l'aspetto che più può caratterizzare la segreteria Renzi e, se Letta ci riesce, l'agenda del Governo è, però, la Riforma del Mercato del Lavoro, con tutto quello che questo implica.

Stiamo già assistendo ad una serie di levata di scudi della partitocrazia che, per contrastare il progetto abbozzato da Renzi, oppone un argomento del tutto risibile: Il Job Act è una bufala perché non propone le coperture

Come al solito, lo stolto al quale si indica la Luna ........ guarda il dito!

A parte che alcuni aspetti, peraltro fondamentali, della bozza presentata hanno impatto finanziario zero, come quello relativo alla rappresentanza sindacale, peraltro previsto dalla Costituzione, altri punti qualificanti hanno, comunque, un saldo vicino allo zero.

Cerchiamo di sintetizzare alcuni aspetti e fornire alcuni spunti di riflessione.

Partiamo dalla riforma degli ammortizzatori sociali e della formazione finanziata.

Tutti gli operatori del settore, a partire dai Consulenti del Lavoro, hanno criticato la c.d. "riforma" del ministro Fornero come un vero e poprio disastro, con aumento dei costi per le aziende e diminuzione delle tutele per i dipendenti.

Nella bozza messa online, Renzi scrive: "Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro."

Se fosse stato fatto all'inizio della crisi, utilizzando i fondi spesi per la CIGS o per quella in deroga, oggi avremmo persone riqualificate e pronte per nuove attività professionali, molto probabilmente con un costo sociale inferiore.

Se, poi, fosse già stata fatta una vera riforma dei Centri per l'impiego, che, storicamente, non hanno mai collocato nessuno, utilizzando la via della convenzione con società private che, da anni, operano nel settore del placement e dell'outplacement, applicando il principio affermato da Renzi (e non solo da lui), probabilmente la disoccupazione sarebbe inferiore ed i costi pubblici... pure! Più efficienza, meno disoccupazione e minori costi, è tanto difficile da capire?

Ovviamente dovremmo parlare della riduzione degli oneri sociali, ma, anche qui, rivedendo l'organizzazione dell'INPS e dell'INAIL, magari creando la Super INPS, con risparmi gestionali VERI, senza pagare le cifre fuori dalla logica per i Presidenti ed i Consigli di questi enti, la strada è percorribile.

Già oggi l'INAIL ha chiuso il 2012 con un utile di quasi 1 miliardo di Euro ed ha riserve per circa 27 miliardi, tenuto conto del fatto che le tariffe sono piuttosto alte e che, in aggiunta, le aziende devono pagare, in più, una polizza assicurativa per tutelarsi dalla rivalsa di questo istituto, si capisce bene che vi potrebbero esserci margini per una reale diminuzione degli oneri, almeno relativamente a questo capitolo.

Ridurre, poi, la burocrazia legata alla gestione dei contratti e ridurre il numero dei contratti non solo è auspicabile e realizzabile, ma dovrebbe andare nella direzione della riduzione dei costi, sia per le aziende che per lo Stato o, al massimo, possiamo pensare ad una riforma a costo zero, se non a saldo positivo, o ci sono aspetti che mi sfuggono?

Insomma, mi farebbe piacere sentire Gasparri, che ha subito tuonato contro la mancanza di copertura finanziaria, che ci spiega quali sono queste copertura che mancano ed il Ministro del Lavoro che ci dica cosa vuol fare e non limitarsi a dire che certe soluzioni non sono quelle risolutive!

Le proposte di Renzi non sono di sinistra, neppure di destra, sono di buon senso e, probabilmente, se riempite di contenuti, possono contribuire a ridurre il costo del lavoro, che rappresenta una zavorra per l'industria italiana e, al tempo stesso, dare maggiori certezze ai lavoratori con un po' più di denaro in tasca, condicio sine qua non per la ripresa dei consumi e dell'economia!

Dunque, ben vengano le analisi e le critiche, però con contenuti concreti e non pregiudiziali ideologiche o, peggio ancora, esclusivamente "Politiche"!

Mi aspetto che i politici italiani accolgano la sfida renziana e propongano contenuti, anche alternativi, a quanto anticipato da Renzi e che non si limitino a dire, come stanno già facendo, che non si può fare e che non ci sono soldi!

Se non sono in grado di fare almeno questo... Che cosa ci stanno a fare?